Storia pettegola di Venezia by Luca Colferai

Storia pettegola di Venezia by Luca Colferai

autore:Luca Colferai [Colferai, Luca]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788822778659
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2023-10-09T22:00:00+00:00


Nei teatri, intanto.

La nobildonna Pisani Grimani proprietaria del teatro di San Benedetto «dava continue occasioni di rumori e chiacchere stando sulla porta del suo palco che era addobato con sofà ad uso dei nobili i quali commettevano atti osceni»225.

Nel 1777, Elisabetta Maffetti «non usava riguardo nell’adoperare una scatola d’avorio con miniatura rappresentante il suo amante il ballerino Rassetti in atto osceno»226.

Sfortunatissima Stella Cellini, bella danzatrice al teatro di San Cassiano, che abitava alla locanda dei Tre Re a San Benedetto. Il nobiluomo Tommaso Sandi, magistrato alla Bestemmia, se ne era innamorato perdutamente. Ma non potendo ottenere «i vagheggiati favori la denunziò alla Signoria nientemeno che per scandalo coi Turchi (29 gennaio 1781). E la Signoria condannò la innocente Stella allo sfratto entro 24 ore con la rovina dell’impresario del teatro, Giuseppe Ferrari, che inutilmente reclamò al Consiglio dei X»227.

Nel 1760, l’informatore degli Inquisitori di Stato Pietro Bonassi riporta che il patrizio Paolo Canal detto Canaletto «convive e dorme con Checca meretrice la quale si fa vedere a girare la città e il più delle volte le va dietro il gentilomo senza tabaro con uno strazo di habbito latesino di cambelotto, prostituendo in tal modo il carattere di zentilomo, con scandalo e malo esempio alle persone vulgari e continue mormorazioni del vicinato». È interessante notare che l’infrazione alla regola che obbligava i nobiluomini a indossare pubblicamente il tabarro per distinguersi dai borghesi appaia forse la colpa principale del patrizio segnalato. Il cambelotto era una specie di panno di pelo di cammello, poi di capra, intessuto anche con seta; il color latesino è un celeste chiaro.

Una grave rissa «insorta per ragioni di giuoco nel casino di S. Felice»228 tra i nobiluomini «Emilio Arnaldi di Vincenzo e G. Alvise Barzizza qu. Antonio»229 si accrebbe sempre più e i due «deliberarono di misurarsi coll’armi»230. Il conseguente stipulato duello «successe a San Giovanni della Giudecca il 22 gennaio 1763 more veneto e fu padrino il conte Vincenzo Silva. L’esito fu che il N. U. Arnaldi riportò leggera ferita per cui venne assolto nel processo che si iniziò, mentre il N. U. Barzizza ed il conte Silva furono banditi. Quel duello fece non poco rumore, essendo fra’ primi che succedettero in Venezia»231. More veneto indica le date secondo il calendario vigente nell’antica Repubblica di Venezia, di origine romana, in cui l’anno cominciava il 1 marzo; in questo modo i mesi di settembre, ottobre, novembre e dicembre diventavano di fatto il settimo, l’ottavo, il nono e il decimo mese dell’anno, come indicato dal nome. Secondo il calendario gregoriano il duello in questione avvenne quindi nel 1764.

Nel 1776, Giuseppe Berganti, barbiere detto il Romanino, attivissimo ruffiano con bottega sulla Riva del Vin a Rialto, presso un frequentato caffè, somministrava a tutti, dietro pagamento, libertà di agire in un camerino interno: «egli aveva una donna forastiera che stava sempre con lui, e va vestita da uomo alla Corriera»232 cioè in uniforme da corriere.



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